E ad un certo punto le forze non sono più sufficienti per andare avanti, esaurite le ultime energie ogni passo è un tormento, vorresti solo che finisse, adesso.
Ma non è finita, e non manca nemmeno poco alla fine; il percorso è ancora lungo, l’impervio crinale e la ripida discesa a valle che annullerà i 1000 mt di dislivello acquisti in salita, ci separano dal bramato riposo. Da adesso in poi è solo questione di testa, solo la convinzione che arriveremo a valle in ogni modo ci spinge avanti; anche quando, durante la lunga discesa, i tendini del ginocchio urlano il loro dolore e ogni passo è una doppia pugnalata nelle gambe.
E mancano ancora quasi due ore alla fine (che diventano 3);
Alla fine: 20 chilometri, 2000 metri di dislivello in 9 ore e 24 minuti.
Forse come prima uscita stagionale si poteva fare meglio…
Ma partiamo dall'Inizio
Valvigezzo, splendida valla dell’altrettanto splendida Ossola, in Piemonte; Camping hermitage, nei pressi di Craveggia, ore 10.30, siamo pronti alla partenza.
Dopo avere scartato la possibilità di raggiungere la sovrastante Piana di Vigezzo con la funivia e percorrere uno dei vari itinerari, dato che quelli alla nostra portata li abbiamo già fatti e gli altri sono troppi lunghi (sigh!!) per una prima uscita stagionale, decidiamo di affrontare la salita del versante opposto percorrendo il sentiero che prende il via dalla cascata di Malesco.
Un itinerario che non dovrebbe portarci via più di 5/6 ore; per le 17.00 prevediamo di gustare un fresco aperitivo nella piazza principale di Santa Maria Maggiore…
Dalla spettacolare cascata di Malesco iniziamo la risalita alla piacevole ombra del fitto bosco, il continuo saliscendi ci mette spesso in corrispondenza con il torrente e le sue argentine acque; dal bosco sono molteplici i piccoli ruscelli che grazie a tintinnanti cascatelle portano acqua al corso principale.
In questa Valle, come del resto in tutto l’Ossola, la presenza dell’acqua è costante, così come frequenti sono le fonti e le sorgenti dove è possibile dissetarsi e riempire le borracce, anche se in alcuni casi la mancanza di controlli trasferisce all’escursionista la responsabilità della decisione.
La prima tappa, quella alla cappella di Sant’Antonio raggiunta intorno alle ore 12.00, ci permette di fare il punto sulla mappa, evidenziando il percorso che dovremo seguire per rientrare verso Santa Maria Maggiore nei tempi previsti, ma anche quello che invece sarà il “fatale “errore!
Proseguendo nel fitto bosco tra cascatelle e panchine giganti si arriva infine a quello che dovrebbe essere il bivio che porta direttamente alla Cappella di Larecchio, ma complici un paio di caprioli che passano sul sentiero a pochi metri da noi e la deviazione chiusa da un nastro biancorosso, proseguiamo imperterriti sul sentiero principale. Quello che ci porterà fino al rifugio CAI del Cedo.
Cappella di s. Antonio - 940 mt
Il percorso a questo punto ridiscende verso il letto del torrente Loana, quello che forma le cascate a valle e che qui regala bellissime ampie pozze dove bagnarsi.
Da qui inizia la risalita verso gli alpeggi grazie ad una larga strada sterrata usata dai proprietari per raggiungere le case ed il borgo di Patqueso, dove la strada finisce; percorso purtroppo totalmente al sole, oggi per fortuna non particolarmente caldo, poco piacevole da percorrere alle 13.00 di un giorno di metà giugno.
Crema solare protezione 50 sulle parti scoperte e si inizia la facile risalita verso il borgo, numerose abitazioni che incontriamo sul cammino sono state recentemente ristrutturate con finalità, sembra, residenziali/turistiche, alcune invece assolvono ancora al loro antico compito ospitando chi su questi alpeggi lavora; come in quello da dove appare una bambina sorridente chiedendoci se vogliamo acquistare formaggi.
Le indicazioni che il nonno ci fornisce (si, sembrava di essere con Heidi e il burbero nonno!) sul percorso tranquillizzano in parte i nostri timori, serve circa un'oretta per arrivare al rifugio, poi il percorso sarà più facile sul fianco della montagna fino alla Cappella di Larecchio e infine sulla discesa a valle; serviranno secondo lui altre due ore. Secondo lui... Maremma infiammata!!!
La ripida salita al Rifugio esaurisce le nostre ultime energie, forti del fatto che sarà l’ultimo strappo prima della parte facile, proseguiamo caparbiamente arrampicandoci verso la prossima meta.
Meta alla quale arriveremo sfiniti alle ore 15.00
Rifugio CAI del Cedo - 1576 mt
Recuperiamo le energie, anche se di fatto non ne abbiamo, per poi rimetterci in marcia, serviranno un'ora e quaranta minuti per superare l’impegnativo fianco della montagna, e arrivare alla cappella; un sentiero spesso nascosto, a strapiombo sulla valle, e coperto dall’alba per lunghi tratti che nascondono buche e tratti franati, condizione ch ci regala anche un paio di innocue (per fortuna) cadute.
Ci conforta in parte il bellissimo panorama, ma lo stato d’animo a questo punto inizia ad essere meno ottimista, da adesso in poi tocca alla determinazione il compito di spingerci avanti, perché le gambe, di continuare, non ne vogliono più sapere.
Arriviamo alla cappella alle ore 16,40 circa, con una nuova convinzione, adesso sarà facile discesa fino a valle, un'oretta e mezzo e saremo finalmente davanti ad uno spritz! Ma, ancora una volta, sarà solo una illusione.
Cappella di Larecchio - 1694 mt
Serviranno infatti quasi tre ore per raggiungere la valle, annullando i 900 metri di dislivello che ci separano, e la visione dei borghi lontani, in valle, attraverso le fronde degli alberi ci tolgono ogni dubbio, sarà una lunga e drammatica discesa.
Mentre i tendini delle ginocchia dichiarano la fine delle ostilità con dolorose fitte ad ogni passo, noi continuiamo ad andare avanti, passo dopo passo, fitta dopo fitta; consolandoci a vicenda quando la determinazione inizia a dare segni di cedimento, e fare i bischeri con le residue forze (al cartellone descrittivo del bosco: due birre ghiacciate per favore, tu cosa prendi amore?) aiutandoci con improvvisati bastoni da nordic walking nel tentativo (inutile) di alleviare il dolore.
Sono passate circa 4 ore da quando nella mente ha iniziato a farsi strada per la prima volta la frase “non ce la faccio più”, immaginando per un istante l’elicottero dei soccorsi che ci riporta in valle, e che pone fine alle sofferenze; ma sono anche passate 4 ore da quando nella nostra mente è apparsa la frase “con cavolo che mi arrendo, si continua, fino alla fine”
Alle ore 19.30, dopo nove ore e mezza di camminata, quasi 2000 metri dislivello ripartiti su circa 20 chilometri, siamo finalmente al campeggio.
Resta il tempo di una doccia, e zoppicando ci avviamo verso la meritata cena; degno finale di una avventura tra le più intense e che non dimenticheremo mai.
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