Giornata di inizio inverno, periodo adatto per visitare mete che in altri periodi dell’anno sono troppo frequentate e magari anche troppo calde, per questo motivo oggi ci dirigiamo verso una delle città più belle del centro Italia dotata di un patrimonio storico, artistico e culturale davvero straordinario, ad iniziare dalla sua perla più rappresentativa: il bellissimo Duomo.
Ma il suo contenuto non è la solo parte rilevante, Orvieto infatti è spettacolare anche dal punto di vista paesaggistico, grazie alla scoscesa rupe tufacea sulla quale è stata edificata e che le regala una vissuta panoramica davvero suggestiva; apprezzabile già avvicinandosi alla città ma ancor più se vista dalla terrazza panoramica rintracciabile sulla strada che porta verso il Lago di Bolsena.
VIDEO E MAPPA A FINE PAGINA
Parcheggiamo nei pressi del servizio di scale mobili e passaggi dentro la rocca di tufo che permette di raggiungere agevolmente il centro storico, denominato “Orvieto Campo della Fiera - Percorso Meccanizzato”, trovate i riferimenti nella mappa a fine pagina; ci sono comunque diversi parcheggi da utilizzare per la visita alla città rintracciabili al di fuori del nucleo antico.
Orvieto nasce Etrusca, Velzna, questo l’antico nome, che raggiunse il massimo splendore nel IV secolo a.C. fu l’ultimo baluardo Etrusco a cadere sotto la spinta espansionistica della città di Roma, decretando la fine dello stato federale delle Città Stato e della secolare civiltà che sarebbe stata assorbita da quella Romana; a partire dal 263 a.C. fu nota con il nome di Urbs Vetus dal quale deriva l’attuale.
Una volta risaliti al piano cittadino, grazie al sistema di scale mobili, percorriamo il tratto stretti vicoli che ci porta fino alla piazza della Repubblica sulla quale da secoli risaltano il Palazzo comunale e la Chiesa di sant’Andrea.
Palazzo comunale e chiesa di sant' Andrea
Risalente al XII secolo il palazzo comunale fu profondamente ristrutturato su progetto del del Sangallo nel 1532 anche se parte dei lavori non furono mai completati, come si osserva dal porticato incompiuto; proprietà privata prima, possesso della chiesa poi, torna infine proprietà comunale.
Chiesa principale della città prima della costruzione del Duomo, la chiesa di Sant’Andrea e San Bartolomeo risale al XI secolo, dotata del monumentale portone di ingresso in epoca rinascimentale sarà infine impreziosita da sculture e vetrate all’inizio del XX secolo.
Collega le due storiche strutture la suggestiva torre dodecagonale, realizzata in epoca medievale e ristrutturata nel XX secolo
Come succede in altre zone cittadine la chiesa custodisce suggestivi sotterranei scavati nel tufo per i quali si evidenziano diverse importanti fasi storiche di realizzazione: dell’Età del Bronzo, a quella Villanoviana ed Etrusca per arrivare infine a quelle del periodo romano e cristiano.
Condizione quella del sottosuolo tufaceo che ha consentito la realizzazione durante i secoli di numerosi scavi sotterranei, suggestivo contesto quello della Orvieto Sotterranea che non ci si può esimere dal visitare e che sarà presto oggetto di una nostra visita dedicata.
Percorrendo l’asse principale di Corso Cavour raggiungiamo l’estremo opposto della rocca tufacea che ospita Orvieto dove visiteremo una della attrattive più importanti e rinomate della città.
Pozzo di san Patrizio
In realtà questo suggestivo pozzo di epoca rinascimentale realizzato da Antonio da Sangallo il Giovane su richiesta di Papa Clemente VII, rifugiato ad Orvieto dopo il sacco di Roma da parte dei Lanzichenecchi imperiali, e preoccupato per gli approvvigionamenti idrici in caso di assedio, fu ricollegato al solo nel XIX secolo al santo e alla sua leggenda, ma anche come riferimento ad un qualcosa che non si può mai riempire o come fonte di sconfinate ricchezze. E quale ricchezza più importante può esserci dell’acqua?
Questo capolavoro dell’ingegneria rinascimentale, prima conosciuto con il nome di “Rocca della Fortezza” è profondo 54 metri, dotato di 72 finestre che danno luce a 248 scalini e a due rampe elicoidali a senso unico, consente la discesa e la risalita senza incroci, permettendo così ai muli incaricati di trasportare l’acqua di farlo senza intoppi e rallentamenti, oltre al contenimento della larghezza stessa delle rampe.
Fortezza Albornoz
Per quanto riguarda invece i cenni storici, continuiamo dicendo che a seguito delle fine dell’Impero Romano passerà sotto il controllo dei Goti prima, dei Bizantini poi, per diventare parte del Ducato di Spoleto (VI - XII secolo) con la conquista Longobarda.
L’avvento dell’anno Mille la vede in progressiva rinascita ma anche sotto il controllo papale pur non facendo parte dei possedimenti della Chiesa, per la costituzione in Libero Comune del 1157 avrà infatti bisogno dell’autorizzazione di Papa Adriano IV.
Il XII secolo la vede in rapida espansione, grazie anche all'alleanza con Firenze, a scapito delle vicine Siena, Viterbo, Perugia e Todi, ma subisce contemporaneamente e paradossalmente un indebolimento politico interno che consentirà al Papato di riaffermare il suo controllo sulla città diventata Libero Comune.
Grazie anche e soprattutto al lavoro del Cardinale Egidio Albornoz.
Nel periodo che va dal 1309 al 1377 la sede Papale non sarà più Roma ma bensì Avignone; questo a causa della instabilità politica e sociale presente nella Città Eterna ma anche per le pressioni di Filippo Il Bello, re di Francia, che vuole un Papa francese (saranno 7 durante il periodo Avignonese), e Clemente V nonostante la volontà di trasferirsi a Roma sarà costretto ad eleggere la città provenzale a sede della Chiesa.
Ed è per questo motivo che Albornoz, discendente del re di Spagna e erede del casato degli Aragona, si adopera per la restaurazione del potere Papale e il contrasto della ribellione comunale di alcune città un tempo Pontificie
A partire dal 1350, anno della sua investitura da parte del Papa, realizza una linea difensiva in territorio Umbro della quale fanno parte, oltre a quella di Orvieto, le rocche di ancora visitabili di Assisi, Spoleto e Narni , e quelle di Todi e Spello e Piediluco da tempo distrutte.
Nel 1367, completata la riconquista da parte del Cardinale Albornoz di tutte le terre del Papato, Urbano V lascia Avignone e rientra a Roma con l’intento di rimanerci, ma il cardinale non riuscirà vedere il compimento del suo lavoro durato 14 anni, morirà infatti a Viterbo prima di arrivare nella città Eterna a fianco del papa.
Urbano V non resterà a Roma a lungo, privato del suo braccio destro, inviso alla popolazione romana, e deluso dalla situazione generale e politica (moti di ribellione scuotono le città assoggettate) e pressato dai cardinali francesi, intraprende il viaggio di ritorno ad Avignone il 5 di settembre del 1370 dove giungerà il 24. Morirà due mesi dopo.
A concludere il più lungo periodo storico che vede l'allontanamento del Papa da Roma sarà quindi il suo successore, Gregorio XI, ultimo papa Francese, che riporterà definitivamente la sede del Papato a Roma il 17 gennaio 1377, grazie anche alle pressioni di santa Caterina da Siena (come visto nel report dedicato alla città di Siena).
Nonostante il lavoro fatto da Albornoz, Orvieto resterà in balia di diverse signorie fino al 1450, anno del suo definitivo rientro nello Stato della Chiesa; diverrà successivamente une delle città più importanti dello stato pontificio nonché la principale alternativa a Roma per molti pontefici.
Dalla fortezza torniamo sui nostri passi, percorrendo nuovamente Corso Cavour arriviamo infine al cospetto di uno dei più grandi capolavori dell’arte, dichiarato Monumento Nazionale Italiano
Il Duomo - Cattedrale di santa Maria Assunta
I lavori di costruzione di questo capolavoro di architettura iniziano nel 1290, papa Nicolò IV vuole una unica cattedrale cittadina al posto delle due preesistenti, su progetto probabilmente di Arnolfo di Cambio; la direzione dei lavori assunta dal senese Lorenzo Maitani all’inizio del XIII secolo condiziona quasi certamente l’aspetto della facciata che riprende quello della facciata superiore del duomo di Siena, la cui realizzazione è iniziata pochi anni prima.
L’architetto senese non vedrà la fine dei lavori, alla sua morte nel 1330 ben lontani dall’essere terminati, solo nel 1591 Ippolito Scalza terminerà la facciata, e di conseguenza il Duomo, al compimento della quale parteciperà anche Antonio da Sangallo il Giovane che ha appena realizzato il vicino Pozzo di san Patrizio.
Da sottolineare come tutti gli (un tempo) splendidi mosaici che adornano la facciata siano stati pesantemente restaurati o sostituiti nei secoli successivi; l’unico ancora visibile nella forma originale non è sulla facciata, non è a Orvieto, e non è nemmeno in Italia, “La nascita della Vergine” del 1365 è infatti custodito in un museo londinese.
Il pannello è stato rimosso nel 1786 per essere restaurato e sostituito da una copia, ma come da Orvieto sia finito a Londra non è ben chiaro; per la cronaca, Orvieto in quel periodo faceva ancora parte dello Stato della Chiesa.
Bellissimo scrigno di preziosi tesori, è diviso in tre navate separate da solidi pilastri contraddistinti dalla alternanza di basalto e travertino di provenienza senese; adornato da due cappelle agli estremi del transetto.
La Cappella di san Bruzio è impreziosita dalla straordinaria decorazione pittorica opera del Beato Angelico, Benozzo Gozzoli e Luca Signorelli; al centro della cappella su di un altare la Madonna di san Bruzio, che leggenda vuole sia stata donata al santo dalla popolazione orvietana una volta evangelizzata, in realtà è un mediocre quadro risalente al XIII secolo.
La cappella del Corporale, di un secolo precedente, accoglie il telo di lino insanguinato (corporale) macchiato dal sangue dell’ostia che secondo il Miracolo di Bolsena del 1263 avrebbe sanguinato; il reliquiario all’interno del quale è custodita è un capolavoro di alta oreficeria senese realizzato da Ugolino di Vieri nel 1338.
Gli affreschi della cappella sono stati realizzati tra il 1357 e il 1364 da Ugolino di Prete Ilario.
Torre del Maurizio
Impossibile non citare la vicina torre che ospita il primo orologio meccanico (ariologium de muricio) realizzato in Europa; costruito nel 1347 doveva scandire le ore per i turni di lavoro alla costruzione della Cattedrale; l’automa chiamato Maurizio dalla popolazione batte le ore ancora oggi, sette secoli dopo la sua nascita.
Palazzo del Capitano del Popolo
Puntando adesso verso le scale mobili che ci riporteranno al parcheggio, effettuiamo una deviazione dal percorso principale per passare al cospetto del palazzo del Capitano del popolo, ultima visita della nostra intensa giornata orvietana.
Costruito intorno al XIV secolo per ospitare una figura di rilievo in epoca medievale, il Capitano del Popolo infatti rappresentava il popolo, inteso come ceto borghese, e le corporazioni dell’epoca e serviva a bilanciare il potere del ceto nobile.
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