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Radicofani e Valdorcia

Un percorso, quello odierno, che si snoda lungo le strade che carezzano le colline di una delle destinazioni più affascinanti della Toscana, combinazione unica ed irripetibile di paesaggi mozzafiato, borghi medievali, castelli antichi, terme naturali e, naturalmente, una enogastronomia straordinaria relativamente alla quale basta citare il Brunello di Montalcino e il Pecorino di Pienza.

Un territorio, quello della Val d’Orcia, patrimonio dell’Umanità UNESCO,  da scoprire in ogni stagione, anche in quella invernale, quando le giornate sono sicuramente più corte e fredde, ma anche con una ridotta presenza turistica; condizione in grado di far meglio apprezzare le ricchezze di questa terra.

 


VIDEO, MAPPA E GPX DELL'ITINERARIO A FINE PAGINA


Lasciata alle nostra spalle la suggestiva Pienza, resistendo a fatica ai paesaggistici richiami di uno scenario da cartolina dove dolci colline si adornano di filari di viti e ordinati viali di cipressi, e i castelli si fronteggiano praticamente da ogni colle, ci dirigiamo verso la nostra prima tappa.

Radicofani

Radicofani: Le vie del borgo medievale

La Rocca di Radicofani

 

Della Rocca di Radicofani si hanno notizie certe a partire dal 973, inizialmente sotto il controllo della abbazia del Monte Amiata sarà oggetto di diverse contese a causa della sua posizione strategica, soprattutto da parte di Siena e Firenze con la continua intromissione dello Stato della Chiesa.

 

Ma la parte più celebre della storia della Rocca si riassume in soli 3 anni, il periodo in cui cadde nelle mani di Ghino di Tacco, rampollo di un nobile casato ghibellino, dedito insieme al padre e allo zio e al fratello minore a furti e rapine.

La Rocca di Radicofani

La Rocca di Radicofani

Caduti nelle mani della autorità giudiziaria Senese padre e zio furono giustiziati su condanna del giudice Benicasa da Laterina, i due giovani fratelli salvi solo grazie alla minore età tornarono presto alla passata attività, commettendo furti e rapine nella zona di san Quirico d’Orcia.

Di nuovo nel mirino della repubblica di Siena, Ghino riesce incredibilmente a conquistare l’inespugnabile Rocca di Radicofani, dando così inizio, nel 1297, alla leggenda del brigante buono.

Dal colle che controllava il traffico sulla via Francigena Ghino di Taccco prendeva di mira quasi esclusivamente i pellegrini ricchi, lasciando invece in pace i viandanti indigenti, e a questi una volta derubati, offriva loro un banchetto e lasciava quanto necessario alla sopravvivenza, una sorta quindi di Robin Hood ante litteram (o magari è Robin Hood una copia e Ghino l’originale…)


Forrte della sua nuova condizione, Ghino decide di vendicare padre e fratello, e partito alla volta di Roma trova e uccide nle tribunale del Campidoglio il giudice Benincasa che nel frattempo aveva fatto carriera.

Decapitato, infila la testa sulla picca per poi portarla fino a Radicofani dove la terrà esposta per lungo tempo; di tale “impresa” ne rende conto anche Dante in un verso della Divina Commedia del canto del purgatorio dedicato al giudice; il termine “fiere” deriva dal termine  latino  'fĕrus' e deve essere inteso come feroce e selvaggio e non in termini positivi come orgoglioso e nobile.

 

«Quiv'era l'Aretin che da le braccia

fiere di Ghin di Tacco ebbe la morte»

 

La Rocca di Radicofani

Ma le citazioni dedicate al nostro “eroe” non finiscono qui, è il Boccaccio nel suo Decameron a raccontare la novella dell’Abate di Cluny che di ritorno da Roma, decide di fermarsi a San Casciano dei Bagni per curare il mal di stomaco dovuto ai bagordi romani.  

 

«Ghino di Tacco piglia l'abate di Clignì e medicalo del male dello stomaco e poi il lascia quale, tornato in corte di Roma,

lui riconcilia con Bonifazio papa e fallo friere dello Spedale.»

 

Rapito e rinchiuso nella torre verrà nutrito a pane e fave, dieta che curerà velocemente i malanni dell’ingordo abate, il quale, come ricompensa, convince il Papa a perdonare Ghino delle passate atrocità e a farlo addirittura nominare Cavaliere di San Giovanni

Di quella che sia poi stata la sorte di Ghino dopo tale investitura poco si sa, si dice che non più costretto a scappare abbia condotto una esistenza dedita alla altrui cura trovando la morte nel tentativo di sedare una rissa in quel di Sinalunga.

E di questo ce ne da citazione, l’ennesima, Benvenuto da Imola, aggiungendo:

 

non fu infame come alcuni scrivono... ma fu uomo mirabile, grande, vigoroso

 

Ultimo (forse) contributo alla leggenda di un uomo, un brigante, un gentiluomo; un figlio dei suoi tempi con un animo probabilmente meno feroce di quello che il periodo avrebbe indotto, o magari no... 


Ma le citazioni del nostro Gino non terminano qui, sarà infatti Bettino Craxi dopo averne usato lo pseudonimo per pubblicare degli articoli sull’Avanti! a scrivere un libro:  Ghino di Tacco: Gesta e amistà di un brigante gentiluomo, che oscilla tra biografia e autobiografia dedicato a, come ci ricorda ancora il Boccaccio:

 

 "Ghino di Tacco per la sua fierezza e per le sue ruberie uomo assai famoso, essendo da Siena cacciato e nimico delli conti di Santafiore, ribellò Radicofani alla Chiesa di Roma: e in quel dimorando, chiunque per le circustanti parti rubar faceva a' suoi masnadieri" 

Dopo le gesta di Ghino di Tacco, durate invero ben pochi anni, la Rocca torna al centro delle dispute tra Guelfi e Ghibellini; dopo alcuni decenni di tranquillità sotto il dominio papale verrà di nuovo reclamata da Siena che ne tornerà in possesso nel 1405, pochi anni dopo verranno realizzati nuovi bastioni per adeguare la difesa alla evoluzione delle armi da guerra.

La conquista del 1555 da parte di Cosimo I de’ Medici dichiara la riunificazione della Toscana sotto il dominio della famiglia fiorentina, consegnando allo stesso il titolo di I Granduca di Toscana.

Lo stesso Granduca chiederà la ristrutturazione e la ulteriore fortificazione della rocca in funzione di un evidente ruolo difensivo; tale meraviglia verrà poi offesa dal tempo e dall’incuria dovuta alla sua successiva inutilità e alla distruzione causata nel 1735 dal comandante della fortezza come ritorsione alla rimozione dall’incarico. 

L’intenso e oneroso restauro svoltosi in più tempi a partire dal 1929 riconsegna la Rocca alla pubblica visibilità a partire dal 1999; rocca che è assolutamente da visitare, per la sua storia, per le sue leggende, per la sua architettura e per il contesto unico all’interno del quale è stata edificata: la Meravigliosa Valdorcia.

Ci scuotiamo a fatica dai meravigliosi panorami che la torre permette di ammirare dalla sollina dalla quale solenne sorveglia la Valdorcia, ma è tempo di rimettersi in marcia verso la nuova tappa velocememnte improvvisata, dato che Radicofani era l'unica meta preventivata.

E in questa infinita terra non è difficile trovare motivi di sosta e ammirazione, basta semplicemente vagare.

Altra collina, altro borgo, altro castello (anzi due) e nuovi bellissimi paesaggi; sfiorato il piccolo borgo di Vivo d’Orcia e percorso suggestive quanto tortuose strade raggiungiamo la nuova tappa del nostro viaggio in questo lembo di Toscana.

Castiglione d' Orcia

Tappa che già da tempo si lascia irresistibilmente ammirare, adornando il paesaggio, grazie alla due rocche medievali che si fronteggiano sulle adiacenti colline.

Castiglione d'Orcia - Rocca Aldobrandesca e Rocca di Tentennano

Inizia circa nel IX secolo la storia del borgo che, come altri nella zona, risulta possedimento della famiglia degli Aldobrandeschi, potente casato medievale che domina sulla Maremma e sul Monte Amiata; strategico per la sua posizione lungo la via Francigena viene progressivamente fortificato e dotato della rocca a partire dal XII secolo.

La decadenza della famiglia che si evidenzia nel XIV secolo, spinge il borgo sotto il controllo diretto della Repubblica di Siena che già aveva manifestato mire espansionistiche in questa direzione; perfettamente integrato nel sistema di difesa senese godrà di un periodo di pace e prosperità; periodo di breve durata come spesso accadeva nel tumultuoso periodo precedente alla instaurazione del Granducato di Toscana.

Castiglione d'Orcia
Castiglione d'Orcia

Il borgo e soprattutto la rocca giocarono un ruolo importante durante le fasi finali della guerra tra Firenze e Siena tentando di rompere la rete di rifornimenti destinati alle truppe spagnole, alleate dei Fiorentini, che assediavano Montalcino  nel 1553.

A seguito del fallimento dell’assedio grazie all’eroica resistenza della popolazione di Montalcino,  le truppe spagnole che lasciarono sul campo più di 4000 morti, a fronte dei 400 franco/senesi, sfogarono la loro rabbia conquistando e saccheggiando il castello; similare sorte sarebbe toccata alla vicina rocca di Tentennano.

Rocca di Tentennano - Rocca d'Orcia

Nonostante l’eroico atto, Siena si arrenderà due anni dopo alle truppe di Gian Giacomo Medici, marchese di Marignano.

Con l’onore delle armi, ciò che resta dell’esercito senese e delle truppe francesi escono per l’ultima volta dalla mura della città del Palio, riparando in Montalcino ; con la pace del 1559 tra Francia e Spagna anche Montalcino, ultimo baluardo di Siena fu consegnato al fiorentino ducato

La Rocca Aldobrandesca


 

INFO E ORARI PER LA VISITA ALLA

ROCCA ALDOBRANDESCA



Rocca di Tentennano - Vista dalla Rocca di Castiglione d'Orcia

La Rocca di Tentennano

Rocca di Tentennano - Rocca d'Orcia

Unica tra le rocche della Valdorcia a non essere stata conquistata con la forza, alle truppe spagnole che avevano appena conquistato la vicina rocca di Castiglione si arresero,  fu realizzata intorno al XI ed era parte dei possedimenti della famiglia dei Tignosi, vassalli degli Aldobrandeschi. 

A causa della onerosa spesa di mantenimento la famiglia fu costretta, nel 1251, a vendere la rocca al comune di Siena ben contento di mettere le mani su di un punto così strategico per il controllo della zona; paradossalmente anche la Repubblica di Siena, nonostante gli importanti lavori di ristrutturazione sostenuti, dovrà vendere la torre per sostenere le spese derivanti dalla guerra contro Firenze e in particolar modo la cruenta battaglia di Monteaperti.


 

INFO E ORARI PER LA VISITA ALLA

ROCCA DI TENTENNANO



Importante evento storico, ben oltre l’evento stesso, questo del 4 settembre 1260 che vide affrontarsi le truppe ghibelline capeggiate da Siena e sostenitrici dell’imperatore del Sacro Romano Impero, e quelle guelfe sostenitrici del dominio del Papa capitanate da Firenze.

La vittoria dei Ghibellini a fronte della drammatica e sanguinosa disfatta dell’alleanza fiorentina che lasciò sul campo oltre 10.000 morti e 15.000 prigionieri (contro le 600 vittime Guelfe) come ci ricorda Dante

 

«Lo strazio e 'l grande scempio che fece l'Arbia colorata in rosso,

tal orazion fa far nel nostro tempio.»

 

 

Fortezza aldobrandesca di Castiglione d'Orcia - vista dalla Rocca di Tentennano

sanci la definitiva affermazione dei Ghibellini e la fuga dei Guelfi superstiti dalla città di Firenze, con la perdita dei beni e delle case rase al suolo dai Ghibellini; addirittura un editto di Manfredi di Svevia, Re di Sicilia, impose la distruzione totale della città di Firenze, evento scongiurato dall’intervento del Ghibellino Farinata degli Uberti.

 

Eppure basteranno pochissimi anni, tanto da far considerare Monteaperti un momento spartiacque del conflitto e non un evento consolidante, per vedere il ritorno sulla scena politica e dei fuoriusciti Guelfi che progressivamente ripresero il potere in Toscana e a Firenze; Siena verrà infatti pesantemente sconfitta nella battaglia di Colle del 1269; 9 anni dopo la vittoria di Monteaperti

La famiglia Salimbeni che entra in possesso della rocca nel 1274 resterà proprietaria del maniero fino agli inizi del XIV secolo, nonostante interni attriti che videro intervenire come pacificatrice Caterina di Jacopo di Benincasa, conosciuta con il nome di Caterina da Siena, che qui, giunta analfabeta nel 1377, si dice abbia ricevuto il dono della scrittura.

 

L’importanza strategica della rocca e la pericolosità del potere dei Salimbeni impongono Siena di intervenire e nel 1419, grazie ad un stratagemma (o un tradimento) riuscirono a tornare in possesso della rocca.  

Panorama dalla rocca

L’importanza strategica della rocca e la pericolosità del potere dei Salimbeni impongono Siena di intervenire e nel 1419, grazie ad un stratagemma (o un tradimento) riuscirono a tornare in possesso della rocca.  

Da quel momento non vi furono eventi particolarmente cruenti a interessare il solenne maniero posto a sorveglianza della Valdorcia, fino a quando, come sopracitato, subi le ritorsioni dell’esercito spagnolo frustrato dal fallito assedio a Montalcino nel 1553; anche in questo caso la rocca fu presa senza essere conquistata con la violenza, probabilmente per un tradimento. 

Vignoni Alto

Vignoni alto

Con le temperature in deciso calo e con Lady Hawke che inizia a manifestare le conseguenze del pranzo che non gli ho fatto fare, brontolando l'ipotetico menu per la cena, arriviamo all'ultima tappa della giornata. Raggiunta Bagno Vignoni, invece di proseguire verso la vasca, deviamo stavolta per lo sterrato che ci riporta in alto, verso un piccolo gioiello medievale quasi totalmente ignorato dai flussi turistici ammaliati dalla sottostante millenaria località termale.  

Risale a circa il XI secolo l’origine del borgo di Vignoni, inizialmente possesso dell’abbazia di sant’Antimo passerà sotto il controllo dei Tignosi già proprietari del castello di Tentennano, del quale seguirà più o meno la stessa sorte, passando al controllo da parte della famiglia Salimbeni e infine a quello della Repubblica Senese alla fine del XIV secolo.

Vignoni Alto
Vignoni Alto - Porta medievale

 La rocca di Tentennano e il Castello Aldobrandesco di Castiglione d'Orcia

Il borgo è anche una spettacolare terrazza sul territorio circostante nel quale si evidenzia la collina che ospita i "compagni di ventura" di Vignoni: La rocca di Tentennano e il Castello Aldobrandesco di Castiglione d'Orcia; una piccola sconosciuta meraviglia che vale assolutamente la pena di visitare.

 

Notiamo adesso, mentre percorriamo lo sterrato che da Vignoni ci porta verso san Quirico d’Orcia, che eravamo passati a poche centinaia di metri da Vignoni Alto nella recente escursione in E-MTB in valdorcia ma senza notare la deviazione, e buttandoci in picchiata verso Bagno Vignoni e relativa vasca termale; bene oggi abbiamo rimediato alla mancanza.

Vignoni Alto

Ultime soste in contemplazione delle bellezze che la Valdorcia ci regala prima del tramonto e del definitivo commiato, come Pienza che non ci ha mai praticamente abbandonato sorvegliando il nostro viaggio dall’alto della sua collina e la iconica Cappella di Vitaleta, uno degli sfondi più utilizzati per i selfie in terra Toscana


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