È universalmente riconosciuto come uno dei popoli più misteriosi della nostra storia, eppure quello Etrusco ha lasciato ai posteri numerose testimonianze del proprio passaggio sul suolo italico, probabilmente la leggenda in parte "costruita" sulle nebulose origini di questa popolazione di abili mercanti che ha governato buona parte della penisola fino all'avvento del potere di Roma ha contribuito in maniera determinante alla nascita del mito.
Certo è che nei territori da loro dominati prima della sconfitta militare, e la costretta fusione con il popolo Romano delle città superstiti, sono oggi davvero tanti, e molti di rilevante valore storico ed artistico, i contesti in grado di raccontare in maniera molto dettagliata usi e costumi di questa straordinaria popolazione.
Una civiltà che sorse molto prima di quella Romana e che in tutti i modi tentò di arrestarne l'avanzata, trovando purtroppo solo il fallimento, in larga parte dovuto alla inesistente alleanza tra le varie città della spezzettata nazione Etrusca.
Tra le tante zone del centro Italia dove è possibile trovare tracce della presenza Etrusca quella della Tuscia è sicuramente quella che ne detiene il maggior numero e, ancor più sicuramente, quelle di maggior valore dai punti di vista della conservazione dei reperti, una zona questa dove maggiormente si concentrarono le attività, soprattutto commerciali, della antica popolazione.
E in questa ampia e suggestiva zona è innegabile che il centro di maggior valore storico ma anche artistico sia identificabile con la straordinaria Necropoli di Tarquinia da tempo tutelata dall'UNESCO e quindi Patrimonio della Umanità.
Quello che rende unica e incredibilmente preziosa questa estesa Necropoli, vi si contano circa 6000 tombe, è lo stato di conservazione delle pitture contenute all'interno di alcune di esse, oltre alla varietà dei temi trattati e l'esteso arco di tempo "raccontato" da questi meravigliosi affreschi compreso tra il VI ed il II sec. a.C.
La presenza di questa necropoli è nota fin dalla antichità, poche infatti le suppellettili ritrovate all'interno delle sepolture a causa dei furti perpetrati dai tombaroli, e già a partire dal 1500 si nota un deciso interessamento alla zona da parte di artisti e letterati dell'epoca.
Gli scavi veri e propri iniziarono a partire dal XVIII sec.
Queste prime campagne di scavo concretizzatesi intorno alla fine dell'800 causarono purtroppo
l'irreparabile degradazione di alcuni dei preziosi affreschi, le pitture conservatesi nei secoli grazie alla chiusura ermetica delle tombe si scolorirono progressivamente a contatto con l'aria, l'umidità e la luce fino alla totale ed irrimediabile scomparsa.
Un crudele destino per delle opere d'arte capaci di attraversare incolumi i secoli per poi dissolversi al sole in capo a pochi mesi.
Si dovrà attendere 1950 per assistere ad una concreta e sistematica campagna di scavi tesa, oltre che alla scoperta delle tombe, anche alla conservazione dei preziosi dipinti al loro interno contenuti, ottenuta grazie alla messa in opera di vetri trasparenti posizionati all'ingresso della tomba posta alla fine del lungo Dromos scavato nel tufo che, oltre a sigillare il sepolcro, consentono ai visitatori di osservare con relativa sicurezza (per gli affreschi) questa incredibile testimonianza del mondo antico.
Una sicurezza dicevamo relativa visto che nonostante tutti le precauzioni i delicati affreschi manifestano comunque una spiccata tendenza al degrado imponendo di conseguenza una apertura al pubblico differenziata delle tombe potenzialmente visibili.
È impossibile non restare profondamente emozionati una volta scesi lungo il tunnel scavato nel tufo e premuto il pulsante che accende le luci poste all'interno della tomba, dalla visione di queste straordinarie opere d'arte policrome realizzate con estrema dovizia di particolari millenni fa, una collezione che probabilmente non ha eguali per l'epoca dato che nemmeno il mondo Ellenico ha saputo tramandarci una così estesa raccolta di affreschi.
Ma quello che soprattutto impressiona il visitatore oltre alla bellezza oggettiva delle pitture è la storia che nel loro complesso esse sono in grado di raccontare, una storia che racconta usi e costumi di un antico e misterioso popolo che si evolve nell'arco dei secoli acquisendo contemporaneamente sempre più padronanza degli strumenti pittorici e quindi maggiore incisività narrativa, l'influenza ellenistica sempre più evidente con il passare del tempo non diverrà mai tanto invasiva da cancellare l'originalità culturale Etrusca.
Osservando le tombe in ordine cronologico è possibile assistere anche al dramma della fine di una civiltà, con l'incupirsi dei colori e con tematiche sempre più drammatiche ed animate da personaggi demoniaci le tombe più recenti denunciano con i loro affreschi la consapevolezza della fine della civiltà che le ha costruite.
L'età dell'oro per il popolo Etrusco è finita per sempre, è arrivato il momento della definitiva scomparsa.
È da rilevare come, nonostante l'importanza che questo sito riveste e la eccezionalità dei suoi contenuti, molto più esaurienti e suggestivi di tante altre attrattive similari o addirittura nemmeno lontanamente comparabili, la presenza di visitatori all'interno del parco sia spesso scarsa.
Se ciò si può rilevare un indiscutibile vantaggio per chi ne percorre l'area realmente interessato e non costretto così a potenziali lunghe attese prima di poter scendere per gli stretti cunicoli, di contro evidenzia nuovamente un sempre più marcato disinteresse turistico verso quelle che si possono identificare come reali attrattive culturali a vantaggio di mete convenzionalmente riconosciute come interessanti e quindi facilmente raccontabili agli amici una volta di ritorno.
Ma se ciò che ci interessa veramente sono le suggestioni, le emozioni e l'accrescimento continuo della nostra base culturale, questo sito archeologico è indubbiamente una di quelle mete immancabili, un luogo dove la cultura di antiche genti si racconta da sola senza la necessità di interposte interpretazioni, un luogo dove basta guardare per capire chi eravamo e come eravamo all'inizio della nostra giovanissima civiltà.
Un luogo dove quasi si trattiene il respiro una volta di fronte alla buia tomba prima di premere il pulsante che accende l'emozione della visione e dove poi i brividi scorrono intensi lungo la schiena.
Immagini reali di un remoto passato (o meglio di un antico presente) non manipolate da chicchessia e silenziosamente disponibili a raccontare la loro lunga storia grazie all'indiscutibile valore di questi affreschi che mani sapienti, ma certamente ignare del viaggio che le loro opere avrebbero affrontato nel tempo, hanno realizzato sulle tombe della propria civiltà.
Un arricchimento indispensabile per tutti, ma soprattutto, credo, a chi da questo popolo ne rivendica la discendenza.
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